Produzioni Originali
VOGLIO VIVERE COSì – Cantando lungo la storia
IL NOME POTETE METTERLO VOI
Un monologo, un’attrice e tutto intorno quel mare magnum meraviglioso che sono i nostri libri! Un testo originale privo di retorica, divertente e drammatico al tempo stesso, il racconto di una ragazza prima e una donna poi, che ha fondato le radici sulle pagine dei libri consumati avidamente, che espone in prima persona le fasi della propria vita paragonandosi a chissà quale eroina conosciuta grazie alla carta stampata. Una donna senza nome che, come purtroppo il fenomeno del femminicidio ci ricorda, perde la vita per colpa di un amore imperfetto e sinistro. Ecco spiegata la motivazione del titolo scelto dal drammaturgo Mauro Monni, autore del testo: “Il nome potete metterlo voi”: perché la morte di una donna per mano di un compagno non può più essere considerata un fatto casuale da poter minimizzare.Tratto dal testo «Tu sei mia, e se non vorrai esserlo non lo sarai di nessun altro!» urlava stravolto dall’odio. E il mio corpo indifeso si arrese, capii che non ne sarei uscita viva. Mi ritrovarono così, rannicchiata su un asfalto anonimo, freddo come la morte che mi aveva accolto. Epilogo di una storia vista fin troppe volte. Donne considerate proprietà private alle quali è vietato alzare la testa, destinate perciò a ingrossare il tragico elenco di vittime che presto saranno dimenticate. Principesse che non riapriranno più gli occhi, schiacciate dalla violenza di un orco travestito da principe azzurro.Attrice: Roberta Cuel Voce recitante: Daniela Vivori Musica: Emiliano Tamanini (tromba) e Giorgio Beberi (clarinetto basso) Tecnico luci: Alessandro Zorzi e Alessandro Tamanini Regia: Lina Uccia |
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SUOR ANGELICA
“Ero Lucia ma 7 anni fa divenni Suor Angelica. Ero una bionda fanciulla appartenente a una ricca e nobile famiglia. Se mi piacesse quella vita, non lo so; ma ero serena e piena di sogni. Quando i miei genitori morirono, a causa della peste, io e la mia sorellina fummo affidate alla gelida e severa zia, sorella di nostra madre. Il bisogno di una calda carezza, che fino a quel momento non mi era mancata, non tardò a farsi sentire. In quel deserto affettivo, trovai conforto nelle attenzioni di Diego, giovane spagnolo, dagli occhi scuri e i capelli neri. Ogni domenica, quando uscivo dalla messa con mia sorella e nostra zia Principessa, l’atteso incrocio con lo sguardo celato di Diego mi faceva immaginare una vita felice e piena d’amore. Così, una notte, di nascosto dalla zia, mi incontrai con Diego per la prima e ultima volta. Sì, l’ultima volta! Con una lauta somma di denaro da parte della zia, Diego partì per non fare più ritorno. Io fui costretta a trascorrere i mesi a venire, senza oltrepassare la soglia del nostro maestoso, austero palazzo, fino alla nascita della creatura, frutto di quell’amore. Per non disonorare il buon nome della famiglia, il bambino che avevo appena messo al mondo, la creatura a cui non avevo ancora dato un nome, mi fu tolta. Io fui obbligata a entrare in convento come Suor Angelica. Oggi ho 30 anni; con l’aiuto di Dio e con la speranza che un giorno mio figlio chiederà di me, trascorro il tempo prendendomi cura dei miei amici fiori.” | ![]() |
TRA LA PERDUTA GENTE – Viaggio all’inferno tra realtà e finzione
TIMELAPSUS
EPPUR M’UCCISE
YAKAROU ELLEUK – Speranza nel futuro